Più di 1000 articoli per sapere sempre come pulire casa in modo sano e naturale
Oppure scrivi qui sotto quello che cerchi:
Ecco alcuni rimedi naturali ideali per prendersi cura dei vostri capelli ricci, grazie all’aiuto di ingredienti speciali come olio di mandorle, avocado, uova, aceto di mele e tanti altri…
Lo shampoo è una parte importante della nostra routine quotidiana di cura dei capelli. Sebbene ci siano molti tipi diversi di shampoo disponibili sul mercato, lo shampoo senza sale sta diventando sempre più popolare sul mercato.
In questo articolo, esploreremo i motivi per cui dovresti considerare l’uso di questo tipo di shampoo invece di uno tradizionale.
È ideale per coloro che hanno i capelli sensibili e delicati. I sali presenti nello shampoo tradizionale possono infatti causare irritazione e secchezza, soprattutto se usati troppo frequentemente. Inoltre, lo shampoo senza sale è particolarmente indicato per le persone che hanno i capelli lisci o trattati chimicamente, in quanto elimina i residui di sale dai capelli che contribuiscono a rendere i capelli opachi e privi di lucentezza.
Questi shampoo contengono ingredienti più morbidi e delicati rispetto ai loro omologhi tradizionali. Inoltre, molti shampoo senza sale sono anche privi di solfati aggressivi e altre sostanze chimiche che potrebbero danneggiare i capelli. I produttori di shampoo senza sale tendono ad utilizzare ingredienti naturali come l’aloe vera, l’olio di cocco e l’olio di Argan che sono noti per avere proprietà nutrienti e idratanti per i capelli.
Se non lo utilizzi, potresti correre il rischio di danneggiare i capelli e il cuoio capelluto. Gli shampoo tradizionali sono solitamente molto aggressivi e potrebbero causare secchezza, sfaldamento e prurito. Inoltre, se hai i capelli colorati, gli shampoo tradizionali possono causare la disattenzione del colore e far sbiadire i colori più velocemente. Utilizzando uno shampoo senza sale, ridurrai il rischio di questi problemi e potrai mantenere i tuoi capelli sani e lucenti per molto più tempo.
In sintesi, questo tipo di shampoo è una scelta ideale per chi ha i capelli sensibili, lisci o trattati chimicamente.
Contiene ingredienti più delicati e morbidi rispetto ai suoi omologhi tradizionali, aiutando a mantenere i capelli sani e lucenti.
Non usarlo potrebbe causare danni al cuoio capelluto e ai capelli stessi, quindi se sei alla ricerca di uno shampoo più delicato, uno shampoo con queste caratteristiche potrebbe essere la giusta scelta per te.
Questo tipo di shampoo è la risposta per avere capelli morbidi e sani. Utilizzando un prodotto delicato come uno shampoo senza sale, puoi infatti garantire ai tuoi capelli la cura di cui hanno bisogno, senza compromettere la loro salute.
Hai mai trovato delle fastidiose macchie sui tuoi vestiti preferiti? Non c’è nulla di più frustrante che rovinare il proprio abbigliamento, soprattutto quando le macchie sono difficili da rimuovere. Fortunatamente, esiste un rimedio utile e conveniente: lo smacchiatore per tessuti.
Lo smacchiatore a secco per tessuti è uno strumento utile e conveniente per rimuovere le macchie difficili dai tessuti delicati senza doverli bagnare. Tuttavia, non è sempre la soluzione giusta per ogni tipo di macchia o tessuto. Ricorda di verificare le indicazioni del tessuto prima di utilizzare uno smacchiatore a secco e non utilizzarlo sui tessuti delicati o per le macchie diffuse. Il nostro consiglio è quello di affidare l’uso di questi smacchiatori ai professionisti delle puliture e quindi portare i tuoi capi da loro qualora per te sia necessario smacchiarli con strumenti di questo genere.
Per avere sempre a disposizione un prodotto adatto a tutte le fibre, aggressivo sulle macchie e delicato con la pelle di chi lo utilizza e con l’ambiente ti consigliamo di usare SMACCHIETTO, il nuovissimo smacchiatore naturale di Verdevero.
La lavatrice è un apparecchio domestico fondamentale per l’igiene dell’abbigliamento e della biancheria. Una corretta pulizia dei tessuti dipende anche dall’utilizzo dei prodotti giusti, come il detersivo per lavatrice. Tuttavia, molte persone non sanno esattamente dove mettere il detersivo nella lavatrice. In questo articolo, approfondiremo dove si deve mettere il detersivo liquido nella lavatrice per ottenere i migliori risultati.
Dì la verità… Ti sei mai posta questa domanda: dove mettere i detersivi in lavatrice?
Specialmente se sei alle prime armi la vaschetta della lavatrice può fare paura. Non tanto per l’oggetto in sè ma perché sbagliare a mettere il detersivo, l’ammorbidente o il candeggiante può rovinare irreparabilmente i tuoi vestiti.
E se tingere un capo perché finisce nel lavaggio un indumenti super colorato che rilascia colore su tutti gli altri capi è un evenienza che può capitare…
Stingere un capo perché sbagli a mettere detersivo, smacchiante, sbiancante negli scomparti d ella vaschetta allora è proprio fastidioso.
Abbiamo già creato la guida definitiva sui simboli lavaggio degli indumenti, adesso è il momento di fare chiarezza su come si versano correttamente i detersivi nella vaschetta.
Ogni vaschetta è divisa in 3 scomparti diversi ognuno caratterizzato da un simbolino. I simbolini sono i seguenti:
E ad ognuno di questi simboli deve corrispondere il detersivo giusto.
Come vedi è molto facile utilizzare correttamente il cassetto della lavatrice e non ci sono differenze nel modo in cui si caricano le lavatrici con carica dall’alto o carica normale.
Ci sono poi tante varianti da considerare e sono generate dalle abitudine di ogni persona nel fare la lavatrice.
La variabile più frequenta riguarda il prelavaggio: molte lavatrici hanno la possibilità di programmare un prelavaggio.
Per la mia esperienza quasi nessuno usa questa possibilità e di fatto questa situazione rende inutile il comparto I della vaschetta della lavatrice.
Dove dovrai mettere allora sbiancanti, candeggianti e pretrattanti? Molto semplice: nella vaschetta II assieme al detersivo.
Negli anni 2000 si è diffusa la pratica di mettere il detersivo nelle palline dosatrici direttamente nel cestello della lavatrice.
Va de sé che in questo caso non ti serve sapere dove mettere i detersivi in lavatrice: vanno tutti dentro alla pallina che va posta sopra al bucato prima di chiudere lo sportello e azionare la macchina.
Ecco alcuni errori comuni nella distribuzione del detersivo liquido che è importante evitare:
In caso di dubbi sull’utilizzo della lavatrice o del detersivo liquido, controlla sempre le istruzioni del produttore o chiedi consiglio a un esperto.
Ora che sai dove mettere i detersivi rimane un altro importante passo da fare: comprendere che detersivo utilizzare per smettere di inquinare la tua casa e il bucato della tua famiglia per iniziare a usare prodotti naturali che puliscono davvero senza inquinare:
Sapere dove mettere il detersivo liquido nella lavatrice è fondamentale per ottenere i migliori risultati nella pulizia dei tessuti. Assicurati di leggere attentamente le etichette e le istruzioni del produttore per la tua lavatrice e il detersivo liquido per distribuire correttamente il prodotto nella vaschetta del detersivo. In questo modo, sarai in grado di godere di tessuti puliti e freschi ogni volta che fai il bucato.
NOTA PER I CLIENTI DI VERDEVERO – I detersivi ecologici che puliscono davvero: se usi i Floreali, i profumatori ipoallergenici di Verdevero ricorda che vanno inseriti nella vaschetta del detersivo e quindi nella vaschetta con il simbolo II.
Sono sempre di più le aziende che scelgono di produrre detersivi ecologici: alcune di esse si approcciano per business, la green economy è sempre più appetibile, non c’è dubbio.
Degli ultimi nati, alcuni sono davvero ecologici, altri un po’ meno.
In questo articolo ti avevamo insegnato a riconoscere quelli veri, da quelli fuffa.
Il detersivo per lavatrice Beipanni di Verdevero, oltre ad avere 10 anni di storia, si è sempre distinto dagli altri, e questo a nostro avviso lo rende uno dei più ecologici in commercio, per essere multi funzione, ossia con un solo prodotto dai molteplici utilizzi.
Se vogliamo discutere su che cos’è davvero un detersivo ecologico, soffermiamoci certo sulla sua formula, che deve essere certificata per garanzia verso il consumatore; ma la formula è sufficiente?
Gli altri elementi che rendono Beipanni un detersivo davvero green sono il suo imballaggio e la molteplicità degli usi che puoi fare con questo prodotto.
Sia il contenitore da 1 litro, che la tanica da 4 litri ZeroSprechi, sono in PET, l’unica plastica riciclabile al 100 percento, che non perde le sue proprietà fondamentali durante il processo di recupero e la si può trasformare ripetutamente per la realizzazione di nuovi contenitori.
Verdevero ha scelto consapevolmente questo tipo di plastica, come anche proporre un unico detersivo per lavare: in commercio si trovano, della stessa marca, diverse alternative di detersivo per bucato, anche tra i marchi ecologici davvero.
Non è difficile trovare un detersivo per i delicati, uno in polvere, uno liquido e magari anche per i colorati o per la pulizia quotidiana degli indumenti!
Ma a cosa serve riempirsi la bocca della parola “ecologico” se poi di eco c’è solo la formula?
Il detersivo Beipanni, invece, è uno e unico, e i suoi utilizzi sono molteplici.
Infatti, Beipanni va bene per qualsiasi tipo di macchia, di tessuto, di lavaggio: puoi utilizzarlo sui bianchi e sui colorati, sul cotone, sui sintetici, ma anche sulla lana e sui tessuti naturali.
È liquido, quindi non intasa la lavatrice, né gli scarichi.
Il detersivo lavatrice Beipanni si utilizza per lavare in lavatrice a basse ed alte temperature; ma anche per pre-ammollo in acqua tiepida, o direttamente cosparso in piccole quantità sulle macchie da trattare.
Con 1 litro di detersivo lavatrice Beipanni puoi effettuare ben 33 lavaggi, rendendolo economicamente ed ecologicamente molto vantaggioso.
La sua formula unica e versatile permette di risparmiare acqua, prodotti, imballaggi, soldi: a Beipanni è possibile aggiungere Biobianco per potenziare il lavaggio a basse temperature; carbonato di sodio per unti e grassi ostinati; semplice percarbonato per lavaggi ad alte temperature, sopra i 50 gradi.
Insomma, un prodotto ecologico davvero, versatile e che guarda anche al benessere del portafoglio!
I prodotti consigliati da Fabrizio di Verdevero per pulire i termosifoni in modo ecologico e sano
Pulire i termosifoni è una pratica molto importante per la pulizia e la salute domestica, oltre che per garantire il buon funzionamento dell’impianto. I caloriferi, infatti, sono un ricettacolo di sporcizia e, se non adeguatamente detersi, possono anche rompersi.
Polvere, grasso si accumulano dentro le fessure dei termosifoni, causando problemi di allergie: non è un segreto che gran parte dell’inquinamento si trova proprio in casa.
Vediamo quindi come pulire i termosifoni in modo ecologico, per avere una casa sana e con poco inquinamento domestico.
La prima cosa da fare è mettere un vecchio lenzuolo sotto il termosifone, in modo da raccogliere tutto lo sporco direttamente sul telo.
Procedere, poi, con la pulizia dentro le fessure dei termosifoni: per questa azione consigliamo le apposite spazzole lunghe che entrano bene in mezzo alle fessure, arriva anche dietro, e pulisce a fondo.
Munirsi, poi, di un piumino per passare la zona sopra e la zona sotto.
Il prossimo passo è passare tutte le parti del termosifone con un panno multiuso imbevuto di acqua e sgrassatore Grinta: riempi una bacinella con due litri di acqua e 5 spruzzate di Grinta, immergi il panno Multi e passa tutto il termosifone.
Una volta fatta questa azione, è il momento di controllare le bolle d’aria: prendi una ciotola, posizionarla sotto la valvola di uscita dell’acqua, aprila e attendi che esca l’acqua eventualmente accumulata. Richiudi la valvola.
Non dimentichiamo di pulire anche la vaschetta dell’acqua dei termosifoni: spesso qui dentro si accumula grasso e polvere. Metterla, quindi, in ammollo con acqua calda e carbonato di sodio, lasciarla una mezz’ora, quindi passarla bene all’interno con Amanì ed Evosponge.
Per non inquinare, scegli di pulire i termosifoni con prodotti ecologici e biologici per evitare, quando li accenderai, lo sprigionarsi di sostanze tossiche contenute nei detersivi chimici.
Forse non lo sai, ma l’inquinamento domestico è uno dei maggiori responsabili di asma e patologie respiratorie importanti: te lo avevamo raccontato in questo articolo.
Utilizza, quindi, Usamix, Grinta e Amanì per la tua pulizia ecologica dei termosifoni!
Ultima questione è quando pulire i termosifoni: sicuramente sono due i momenti ideali per questa pratica, ossia alla fine della stagione e all’inizio.
Verso aprile, quando arriviamo alla fine dell’inverno, possiamo procedere alla pulizia profonda, complice anche il fatto che possiamo tenere le finestre aperte per far uscire eventuali accumuli di polvere, e arieggiare le stanze; in autunno, prima della riaccensione, ricontrolliamo eventuali bolle di aria, e diamo una veloce passata con la spazzola, Usamix e il panno multiuso.
I prodotti consigliati da Fabrizio di Verdevero per pulire i termosifoni in modo ecologico e sano:
Avere la casa che profuma dopo le pulizie è uno di quei piaceri che giustifica tutta la fatica che spesso facciamo per pulire!
Ma i profumi sintetici spesso celano brutte sorprese, come abbiamo scritto qui: i residui tossici contenuti in alcune profumazioni chimiche rimangono tra le quattro mura domestiche e vengono respirate giorno dopo giorno. Diventano, così, un altro possibile motivo di inquinamento personale, oltre alle acque inquinate, all’aria e al suolo.
Per questo motivo Verdevero ha ideato dei profumatori per bucato (ma in generale per le tue pulizie) che ovviano a questo problema, naturali ed ecologici, e con una marcia in più: puoi scegliere tu quale aroma aggiungere, giorno per giorno, in base al tuo umore e ai tuoi gusti che cambiano da pulizia a pulizia!
Si chiamano Floreali e sono 7 profumazioni ecologiche e davvero naturali in polvere, ognuna nel suo barattolo, e che puoi utilizzare secondo il tuo umore… o la pulizia che stai facendo!
Non solo puoi scegliere l’aroma, ma anche quanto profumare, grazie al pratico misurino dosatore che ti permette di versarne quanto ne desideri.
Vediamo queste profumazioni insieme… anzi sentiamole!
Mimì è un profuma bucato in polvere ai fiori di mimosa, per chi ama i profumi dolci e delicati. Ricorda appunto la mimosa, il suo aroma dolce, l’attesa del caldo sole primaverile, un’essenza che ci trasporta da un luogo chiuso ad uno aperto e soleggiato. Lascia un aroma delicato sui capi.
Sicuramente Mimì è un profumo per coloro che amano il rinnovamento, la spensieratezza e la leggerezza.
Profuma bucato in polvere ai fiori di rosa, per chi ama la fragranza di uno dei fiori più belli e simbolo della primavera inoltrata. Rosy richiama subito l’infanzia e le acque profumate alla rosa, ricordi lontani e che ci riempiono il cuore. È un fiore per le più nostalgiche, è delicato ma permane a lungo sui capi, nonostante la sua leggerezza e armonia.
Profuma bucato in polvere ai fiori di Iris, lo splendido fiore simbolo della primavera e dal profumo fresco e dolce. Iris è una profumazione molto dolce, intensa e che ricorda la leggerezza di giugno, il mese in cui questi splendidi fiori ci deliziano con i loro colori. È una profumazione per chi ama l’allegria, l’intensità e la dolcezza!
Profuma bucato in polvere ai fiori di lavanda, sicuramente un must! Che dire della lavanda!? Si presenta da sola: è una profumazione intensa, per chi ama l’estate, il calore e le spighe di lavanda che oscillano al caldo vento di luglio. La sua particolarità è il suo aroma secco e persistente che lo rende uno degli aromi per bucato più amati.
Il profuma bucato ai fiori di camomilla ha una fragranza delicata e rassicurante: nonostante sia molto intenso all’olfatto, questo aroma è molto delicato sui tessuti ed è adatto a quelle persone che cercano rassicurazione. La camomilla distende e rinnova, illumina gli animi più cupi, per cui se senti di aver bisogno di maggior serenità, allora Camy fa per te!
Profuma bucato in polvere ai fiori di lillà, una profumazione molto amata per le sue noti dolci ma decise! Se dovessimo raffigurare Lilly, lo faremmo attraverso un’immagine di una giovane donna che balla: lilly è frizzante e tonica, adatta per coloro che amano le note più sbarazzine, che hanno bisogno di energia e carica, oltre a una bella dose di spensieratezza.
Profuma bucato in polvere ai fiori di loto: una profumazione esotica, molto particolare e tutta da sperimentare! Ricorda l’Oriente con il suo aroma speziato, dalle punte maschili. È sicuramente la fragranza più secca, insieme alla lavanda, motivo che la rende molto amata anche dal pubblico maschile.
Profuma bucato in polvere ai fiori di peonia: una fragranza veramente delicata ma persistente allo stesso tempo. Rimane sui capi e negli ambienti a lungo, è molto dolce e adatta a chi cerca una profumazione con carattere!
Prima di parlarti di sgrassatore Chanteclaire e sgrassatore naturale ho bisogno di fare una premessa. Seguimi.
Scottex, Jeep, Redbull, Cleenex…
No, non mi sento male e non sto buttando lì nomi a caso.
Sono tutti marchi che sono diventati il nome con cui riconosciamo una determinata categoria di prodotto.
Scottex = carta asciugatutto da cucina
Jeep = macchina fuori strada
Redbull = una bevanda energetica
Cleenex = fazzoletto in carta per soffiare il naso
Diciamo “passami un cleenex” per indicare che vogliamo un fazzoletto da naso, ma senza per forza usare la marca Cleenex.
Mi sono comprato una jeep” significa che ho comprato una macchina fuoristrada ma non per forza una macchina del marchio Jeep, potrei avere una “jeep” della Toyota…
Infatti, prima ancora di rappresentare la categoria di cui fanno parte, tutti questi sono marchi commerciali.
C’entra eccome. Vedi, ho volontariamente tralasciato un detersivo che rientra in questa categoria:
Lo Chante Clair.
Se dico Chante Clair pensi subito a un prodotto specifico: lo sgrassatore. Mi sbaglio per caso?!
È famoso, funziona, sgrassa a fondo ed esiste da tanto, tantissimo tempo. Ma… Inquina.
Vuoi vedere la lista degli ingredienti?
Visti così non significano niente.
Ma c’è uno strumento che ti permette di scoprire se gli ingredienti del prodotto sono ingredienti sani oppure no.
L’inventore di questo strumento è il chimico Fabrizio Zago, che diversi anni fa si prese la briga di classificare gli ingredienti utilizzati per la cosmesi e la detergenza. Ha catalogato oltre 20000 ingredienti petrolchimici e naturali.
Si inventò un sistema molto semplice e intuitivo per catalogare tali materie prime: il biodizionario.
Partendo da un calcolo matematico che determina l’impatto ambientale di ogni ingrediente, viene assegnato un colore al risultato partendo dal colore rosso per gli ingredienti ad alto impatto per arrivare al verde di quelli a basso impatto ambientale. In mezzo l’arancione a determinare che l’ingrediente va bene ma si può fare meglio.
Ecco la struttura della valutazione:
E qui sotto le valutazioni degli ingredienti dello sgrassatore petrolchimico famoso:
Ma non disperare! Se lo sgrassatore è uno dei prodotti a cui non puoi fare a meno allora qui troverai la soluzione.
Esistono infatti in commercio detersivi ecologici che hanno la stessa efficacia pulente dei propri antagonisti petrolchimici ma che non hanno un impatto ambientale così catastrofico.
Qui possiamo parlare di un prodotto in particolare perché lo conosciamo molto bene: GRINTA, lo sgrassatore naturale di Verdevero.
Pulisce, sgrassa e scrosta come uno sgrassatore petrolchimico ma è formulato solo con ingredienti di origine naturale.
Ecco la lista completa degli ingredienti:
È incredibile, con un prodotto formulato a base di ingredienti vegetali si può lavare come si fa con un prodotto petrolchimico.
L’utilizzo di Grinta infatti è esattamente identico all’uso di uno sgrassatore petrolchimico tradizionale. Ci fai le stesse identiche cose.
E guarda cosa dice chi lo ha già provato:
Lo grassatore ecologico Verdevero lo trovi disponibile sul sito ed è disponibile in 2 formati diversi: il flacone pronto all’uso da 750 ml con il pratico spruzzatore e in formato ricarica in tanica:
Gres effetto legno, gres lappato, gres opaco, gres lucido, gres effetto marmo, gres, gres, gres, gres… Bello ma… come pulire il gres porcellanato subito dopo la posa?
Sembra che chi vende piastrelle non abbia altro da proporre: GRES.
E ad essere onesti sono pure carini i pavimenti in gres ma non è tutto rose e fiore posare questo tipo di pavimenti come dice chi li vende.
È vero che il gres è quasi indistruttibile.
È vero che riproduce fedelmente i disegni e i tratti dei materiali che vuole sostituire (marmo, legno, granito, ecc)
Non è vero che è facile da pulire.
E sfido chiunque ad aver trovato una persona, solo una, che possa aver detto: il mio Gres è facilissimo da mantenere pulito.
Infatti la caratteristica che rende il gres porcellanato così resistente e diffuso è anche la caratteristica per cui è così difficile da pulire.
Il gres viene prodotto attraverso un processo di produzione abbastanza semplice e molto veloce: infatti le piastrelle di gres, di tutte le forme e misure immaginabili, vengono cotte ad altissime temperature per velocizzare il processo produttivo.
Queste alte temperature le rendono indistruttibili ma al contempo generano la particolarità per cui questo tipo di pavimento poi sembra che si assorba lo sporco.
Se potessimo vedere al microscopio la superficie del gres sezionato ci comparirebbe una immagine simile a questa:
Le micro ampolline che si vedono nella superficie sono il frutto della cottura ad alta temperatura, sono microscopiche, larghe appena qualche micron, ma abbastanza da ospitare al loro interno lo sporco.
Sporco che poi non si riesce ad eliminare con i normali lavaggi.
C’è una fase iniziale di lavaggio del pavimento che se non fatta renderà ancora peggiore l’esperienza di vita con questo pavimento ed è il lavaggio da fare appena fatta la posa del pavimento. A fine posa è fondamentale fare un lavaggio con un prodotto a base acida del pavimento. Il motivo è che all’interno delle micro ampolline, durante il lavoro di posa, si accumulano residui di cemento e di colla di posatura andando a saturare completamente le microporosità del pavimento.
Tale sporco è impossibile da rimuovere con i normali detersivi e senza un preciso procedimento di pulizia.
Vediamo nel dettaglio come fare e di cosa avrai bisogno.
Di cosa avrai bisogno:
Lemontrì di Verdevero, un detergente acido adatto al primo lavaggio del pavimento appena posato
Un secchio con acqua
Alcune spugne per piatti abrasive
Splendi di Verdevero, il detersivo ecologico per pavimenti
Un paio di guanti
Vecchi panni asciutti oppure carta assorbente
Un mocio in microfibra
Ti lascio qui sotto i link a ogni prodotto elencato:
Prendi un secchio d’acqua e versa 100 ml di Lemontrì ogni litro di acqua. Otterrai una soluzione molto acida, motivo per cui ti consiglio di fare questo procedimento con i guanti.
Immergi la spugna nella soluzione di acqua e Lemontrì e strofina energicamente piastrella per piastrella.
Ti consiglio di usare il bordo delle piastrelle come spazio di lavoro. Non voler strafare, fai una piastrella per volta e alla fine otterrai un pulito più omogeneo.
Strofina tutta la stanza e una volta terminato asciuga con dei panni asciutti o con della carta assorbente.
A questo punto svuota il secchio e prepara una nuova soluzione con 50 m di Splendì e 2,5 litri di acqua.
Rilava tutto il pavimento per un paio di volte con questa soluzione e il mocio. La funzione è quella di andare a fermare l’azione dell’acido e uniformare la pulizia del pavimento.
A questo punto avrai fatto il primo passo per mantenere pulito il più a lungo possibile il tuo pavimento in gres porcellanato.
Mantenimento:
Fai una regolare pulizia con Splendi e il mocio in microfibra, è fondamentale usare sempre acqua pulitissima per evitare di lasciare residui di sporco sul pavimento che si andrà ad annidare nuovamente all’interno delle micro ampolline del gres.
Di tanto in tanto, io consiglio una volta all’anno, sarà necessario fare una pulizia di fondo simile a quella descritta sopra per il primo lavaggio.
Trovi la procedura di ripristino del tuo gres a questo indirizzo: https://black.verdevero.it/come-pulire-il-pavimento-in-gres-perennemente-sporco/
E qui un video in cui spieghiamo la corretta procedura per lavare correttamente il tuo gres quotidianamente. ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓
Il percarbonato di sodio ha moltissimi utilizzi in tutte le operazioni di pulizia della casa: in questa guida approfondiamo come è possibile impiegarlo per pavimenti, piastrelle, sanitari e come agente anti-muffa, preziosissimo in particolar modo in bagno.
Iniziamo!
La miglior cosa da fare se si vuole pulire un pavimento con il percarbonato di sodio è utilizzarlo come un comune detergente liquido. Ecco la “ricetta”:
Ovviamente è possibile aumentare o diminuire la quantità di soluzione, rispettando le proporzioni, in base all’ampiezza della superficie da trattare.
Puoi usare la miscela con il normale strumento che usi per pulire: il mocio, lo straccio, la lavapavimenti. In quest’ultimo caso verifica sul manuale di istruzioni che sia compatibile con l’uso di detergenti liquidi.
Prima di procedere vale sempre la pena di fare un test in una porzione nascosta del pavimento, per valutare la reazione del materiale.
Le piastrelle tendono con il tempo a scurirsi, il colore si opacizza e le fughe si riempiono di sporcizia difficile da mandare via.
Se la soluzione di acqua, detergente e percarbonato non ha funzionato in precedenza (rispetta le stesse dosi suggerite per il lavaggio dei pavimenti) puoi preparare una pasta dall’azione più decisa.
Mescola acqua e percarbonato di sodio in polvere fino ad ottenere una crema densa, che non coli. Copri la superficie da pulire, lascia agire 20/30 minuti e se lo sporco o le macchie sono molto ostinate usa una paglietta d’acciaio o una spazzola -è perfetto anche un vecchio spazzolino da denti- prima del risciacquo.
Alla mistura puoi aggiungere anche un detersivo tradizionale per migliorare l’effetto pulente, oppure utilizzarlo successivamente come ultimo step prima del risciacquo.
Il percarbonato di sodio ha forti proprietà igienizzanti, smacchianti e sbiancanti: per queste ragioni è ideale per pulire il bagno e i sanitari in ceramica.
Puoi procedere sia creando una soluzione di acqua, detergente e cristalli, sia con il metodo della pasta cremosa da lasciar agire per qualche minuto.
Entrambe le soluzioni vanno benissimo non solo per le piastrelle oppure i sanitari, ma anche per il vetro della doccia e gli specchi. Inoltre, considerando che il percarbonato di sodio limita gli effetti dell’acqua dura, vedrai brillare le superfici in vetro per più tempo nonostante l’eventuale presenza di calcare.
Il percarbonato di sodio ha forti capacità igienizzanti, perché lasciato agire per 30/90 secondi dissolve la protezione di proteine e grassi che racchiude il DNA di muffe, batteri e virus.
Il materiale genetico esposto al calore, ai raggi solari, allo strofinamento si degrada in pochi minuti ed impedisce la replicazione, impedendo la diffusione di focolai potenzialmente infettivi.
Per queste ragioni il percarbonato di sodio viene spesso usato come agente antimuffa, in particolare il bagno, nella doccia e nella vasca da bagno.
La miglior strategia d’intervento è creare un liquido con acqua calda e cristalli (due cucchiai per litro) e spruzzarlo sulla superficie da trattare. Puoi lasciarlo in posa anche per lungo tempo, perché non aggredirà il vetro, la ceramica o i collanti utilizzati nella costruzione.
Al termine del periodo di posa puoi strofinare con una spugna, una paglietta o un panno, passare il detergente tradizionale che usi per i sanitari o il vetro e risciacquare con acqua tiepida. Ovviamente, asciugando il vetro eviterai la formazione di goccioline fastidiose.
In caso di bagni particolarmente umidi puoi eseguire il trattamento due volte al mese per circa tre mesi: eviterà che la muffa torni a formarsi.
Uno degli usi del percarbonato di sodio è quella di essere una sostanza dalla spiccata funzione igienizzante e sbiancante.
Naturalmente tutto questo è di grande aiuto quando parliamo di una delle azioni più comuni all’interno delle nostre case: la pulizia del bucato.
Ecco dunque tutte le indicazioni per sfruttare al meglio le sue potenzialità e per evitare danni ai tessuti e ai materiali!
Il percarbonato di sodio è perfetto per il bucato lavato in lavatrice. Basta aggiungere alla vaschetta dell’elettrodomestico un cucchiaio di cristalli o polvere, insieme al detersivo e all’ammorbidente.
La potenza pulente di questa molecola rende possibile abbassare la temperatura di lavaggio a 45-50 gradi, risparmiando notevolmente in fatto di energia elettrica.
Questo tipo di prodotto può essere usato su tutti i tessuti bianchi, color melange o colorati chiari ad eccezione delle sete, del lino, dei pellami e della lana: per questi articoli è meglio scegliere un detergente dedicato e più specifico, con formule meno aggressive e che evitano il loro danneggiamento.
L’assenza di attivi allergeni come i coloranti e i tensioattivi lo rende perfetto per il bucato degli abiti e della biancheria dei bambini o delle persone che soffrono di eczemi e orticarie. La perfetta igienizzazione ottenuta con il percarbonato di sodio viene in aiuto se si è scelto di usare pannolini lavabili oppure per lavare la biancheria e gli asciugamani di chi ha sofferto di qualche infezione recentemente, per evitare che i germi rimangano intrappolati sui tessuti e possano veicolarsi ad altre persone della famiglia.
Anche il bucato lavato a mano può essere fatto con il percarbonato di sodio. La proporzione della mistura è la stessa: un cucchiaio da cucina raso per ogni bacinella in cui si lasceranno in ammollo i capi, acqua tiepida o leggermente calda e detersivo nelle quantità abituali.
La delicatezza del prodotto non è dannosa per i tessuti, ma è sempre bene utilizzare guanti di gomma quando si strofinano i vestiti nella bacinella.
Il commercio sono famosi ormai da anni sgrassatori, igienizzanti e smacchiatori per i tessuti a base di “ossigeno attivo”: si tratta proprio di prodotti al percarbonato di sodio!
La dicitura con cui vengono commercializzati è stata scelta perché dalla reazione dei cristalli con l’acqua si libera, per l’appunto, ossigeno: una delle molecole antibatteriche, antivirali ed antifungine più efficaci che ci siano sui tessuti e le superfici.
Capita che un abito sia macchiato in modo apparentemente irrimediabile, e che il primo lavaggio non abbia ottenuto l’effetto sperato: vino rosso, sugo, erba e caffè possono davvero diventare ostinati sui vestiti, senza parlare poi dell’unto, che spesso lascia un alone opaco e scuro sui tessuti anche dopo lavatrici ad alta temperatura.
L’ideale in questo caso è pretrattare con il percarbonato di sodio: la liberazione di ossigeno dovuta all’interazione con l’acqua causa la formazione di piccole bolle, che “smuovono” la macchia e ne facilitano moltissimo l’eliminazione.
Puoi agire in due modi:
Il percarbonato di sodio ha fortissime proprietà igienizzanti non solo sugli abiti ma anche sull’elettrodomestico usato per la loro pulizia: la lavatrice.
Un lavaggio a vuoto con la vaschetta riempita di sapone e percarbonato di sodio (le stesse proporzioni, un cucchiaio di cristalli per tappo di detersivo) la renderà splendente, igienizzata e priva di odori che si potrebbero trasmettere ai panni.
Analizzando i vari usi del percarbonato di sodio è impossibile non sottolineare quanto sia utile per la pulizia della cucina, delle stoviglie e delle pentole, nonché di alcuni elettrodomestici.
Ecco dunque alcune informazioni ed istruzioni preziose per iniziare ad usare detergenti che contengono percarbonato di sodio, oppure soluzioni in purezza di questo cristallo igienizzante e sbiancante!
Il primo uso che vale la pena citare è ovviamente il lavaggio tradizionale dei piatti, sia a mano che in lavastoviglie. Ecco come procedere:
Non solo la polvere di percarbonato di sodio elimina le macchie e sbianca le ceramiche, ma riduce gli effetti negativi del calcare sulle stoviglie, addolcendo l’acqua di lavaggio.
L’effetto igienizzante ed antibatterico del percarbonato di sodio è perfetto anche per ridurre la contaminazione crociata. Sebbene sia sempre buona regola utilizzare taglieri e coltelli diversi per il cibo crudo (in particolare per la carne e il pesce) e per quello cotto, oppure lavare accuratamente questi oggetti nel passaggio tra un alimento e l’altro, se non è possibile farlo puoi igienizzarli in profondità lavandoli con acqua calda, detersivo e percarbonato di sodio.
Capita a tutti almeno una volta nella vita di dimenticare una pentola sul fuoco e di bruciarne il fondo. Niente paura: il percarbonato di sodio è molto efficace anche in questi casi.
La migliore soluzione è unire un cucchiaio di cristalli ad un po’ d’acqua in una piccola ciotola e mescolare bene, per ottenere una pasta cremosa. Basterà poi metterla sulla pentola bruciata (oppure sul piatto irrimediabilmente macchiato, sui bicchieri sporchi di rossetto, eccetera) e lasciarla agire per qualche minuto mentre si carica la lavastoviglie o si lavano gli altri piatti a mano.
Se la macchia è molto ostinata puoi aiutarti anche con una paglietta d’acciaio o con un vecchio spazzolino da denti per strofinare più a fondo, prima di risciacquare con acqua e sapone.
Attivi più volte al giorno, ogni giorno, è quasi inevitabile che fornelli, piani di lavoro, forni e microonde rimangano a lungo igienizzati, lucenti e privi di macchie bruciate o unte. Ecco come usare il percarbonato di sodio in tutti questi casi.
Le soluzioni anche in questo caso sono due:
Forni e microonde spesso di sporcano all’interno, con macchie bruciate o unte davvero seccanti da far sparire. La miglior cosa da fare è preparare una pasta di percarbonato di sodio e acqua, piuttosto densa e che non coli, e di spargerla sulle aree più incrostate.
Lasciala agire per qualche minuto (20/30), a seconda del livello di sporcizia presente, e poi strofina con una spugna o un panno e risciacqua.
Abbiamo scritto una guida più dettagliata alla pulizia dei forni, tenendo conto della delicatezza di resistenze e rivestimenti interni: se non sai come procedere ti consigliamo di leggerla, la trovi qui.
Il campo di applicazione prediletto del Biodizionario è quello della cosmesi, con migliaia di ingredienti utilizzati per la preparazione di trucchi, creme e lozioni.
Spesso molte aziende dichiarano di utilizzare prodotti al 100% naturali, poi ad un rapido passaggio nel Biodizionario si scopre come questo sia in realtà in parte vero.
E sapere cosa ci si spalma e si utilizza nella cura del corpo tutti i giorni è assolutamente fondamentale per evitare irritazioni della pelle o problemi ancora peggiori.
Ecco quindi, Biodizionario alla mano, una breve lista di sostanze ritenute dannose che si possono trovare all’interno dei prodotti per la cosmesi.
Questo tipo di sostanze vengono utilizzate nei cosmetici con la funzione di “filmanti”.
In pratica consentono al prodotto di applicare una leggera patina sulla pelle, in grado di coprire piccoli inestetismi, rendere la cute all’apparenza più liscia e altri benefici di tipo estetico.
Però tutte queste caratteristiche si fermano alla sola “apparenza” mentre nella sostanza questi ingredienti sono derivati dalla raffinazione del petrolio, e come tali possono essere dannosi se utilizzati con continuità.
Sono abbastanza comuni nelle creme, perché rendono il prodotto più morbido e vellutato, inducendo il consumatore a credere di trovarsi di fronte ad un prodotto di ottima qualità.
Tra i siliconi utilizzati più spesso e che possiamo leggere sull’etichetta troviamo:
I petrolati, che come dice il nome sono prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, sono invece:
Quando troviamo questi ingredienti ci basterà una rapida consultazione al Biodizionario per capire che siamo al cospetto di sostanze potenzialmente dannose per la nostra pelle.
Altro elemento che si può trovare nei cosmetici è una serie di conservanti conosciuti col nome di Parabeni.
Questi vengono utilizzati per evitare che il prodotto si degradi e vada come siu suol dire “a male” prima di riuscire a sfruttarlo appieno.
Tempo fa l’utilizzo di questi conservanti era considerato sicuro, anzi il fatto che fossero nella lista degli ingredienti di creme, shampoo o saponi era considerato un punto di forza.
Molti studi nel tempo hanno invece dimostrato come queste sostanze alla lunga si possano rivelare cancerogene.
Infatti il loro continuo contatto con la pelle può provocare anche condizionamenti al sistema endocrino, in quanto parliamo di sostanze che possono entrare in circolo attraverso il sangue causando quindi episodi di allergie o intoilleranze.
Uno dei parebeni più conosciuti e comuni è ad esempio la Formaldeide, ma ve ne sono altri che possiamo incontrare nell’etichetta dei prodotti di cosmetica come:
Se leggiamo nell’INCI del prodotto e troviamo queste sostanze, basterà fare la verifica con il biodizionario per capire la pericolosità di quello che stiamo utilizzando.
Potremmo anche imbatterci in prodotti contrassegnati dalla sigla EDTA che significa acido etilendiamminotetraacetico, una sostanza in grado di trattenere le molecole di molti metalli pesanti.
Questa caratteristica lo rende, oltre che non salutare per le persone, anche dannoso per l’ambiente.
Infatti le particelle di questi metalli sono difficilmente biodegradabili, quindi resistono a lungo nell’ambiente e una volta scaricati possono depositarsi, ad esempio, sul fondo dei fiumi causando innumerevoli problemi.
Questa serie di prodotti la troviamo spesso contrassegnata anche con suffissi come:
Non si tratta di prodotti strettamente pericolosi per le persone perché le quantità di metalli pesanti trattenute sono minime, ma il largo consumo di queste sostanze potrà creare notevoli danni ambientali anche sul medio periodo.
Sappiamo riconoscere i prodotti dannosi e nocivi per noi e per l’ambiente quando li utilizziamo nelle pulizie di tutti i giorni?
In questa operazione un valido alleato è il Biodizionario, uno strumento che ci consente di avere con un rapido colpo d’occhio un quadro completo sulla composizione dei nostri detersivi sia per la pulizia di casa per il bucato di tutti i giorni.
Parliamo di un prodotto abbastanza diffuso, che trova spazio in molte delle case degli italiani e utilizzato da tempo per le pulizie domestiche.
Si tratta però di una sostanza dannosa, che in caso di prolungata esposizione può facilmente causare irritazioni, non solo alla pelle e agli occhi, ma anche alle vie respiratorie arrivando a scatenare anche veri e propri episodi asmatici nei casi più gravi.
In questo senso risulta particolarmente dannosa anche per i bambini, quindi se abbiamo dei piccoli in casa è consigliabile sostituire questa sostanza con dei igienizzanti più naturali.
Aceto e Bicarbonato vengono spesso proposti per essere utilizzati come alternativa all’utilizzo della candeggina, salvaguardando il risultato in termini di igiene e pulizia e allo stesso tempo avendo la tranquillità data dall’utilizzo di prodotti più sicuri per la nostra salute.
Di certo sono una alternativa sicura per la salute e l’ambiente ma non si può dire altrettanto riguardo l’efficacia.
Ma esistono comunque in commercio detersivi ecologici che possono sostituire egregiamente la candeggina sia per quanto riguarda il tradizionale uso come igienizzante ma anche per sostituirla nel bucato di tutti i giorni per sbiancarlo.
Anche l’ammoniaca non riscuote grande successo tra le pagine del Biodizionario.
Parliamo infatti di una sostanza con effetti nefasti simili a quelli che possiamo riscontrare nella candeggina, con l’aggiunta che una prolungata e intensiva esposizione può causare anche danni al cervello.
Utilizzata spesso come sgrassante, l’ammoniaca ha comunque delle controparti naturali che possono svolgere lo stesso compito in maniera sicuramente meno pericolosa.
Per avere ottimi risultati si può usare ad esempio bicarbonato, le cui qualità sgrassanti vengono in aiuto per la pulizia di stoviglie e superfici della cucina spesso soggette ai depositi di grasso dovuti alla cottura dei cibi.
Il nome è già inquietante, essendo un acido molto aggressivo utilizzato soprattutto nel campo dell’industria.
Eppure l’acido muriatico trova spazio nelle nostre case, utilizzato per la sua enorme forza disincrostante.
Chiamato anche Acido Cloridrico, questa sostanza ha la caratteristica di essere estremamente volatile, infatti quando viene diluita in acqua può causare dei fumi che se inalati possono irritare le vie respiratoria anche in maniera molto grave.
La grande forza corrosiva di questa sostanza inoltre la rende estremamente pericolosa in caso di contatto con la pelle o peggio con gli occhi, quindi è fortemente consigliato utilizzarla il meno possibile e comunque sempre con le dovute protezione, vale a dire guanti e occhialini protettivi.
È utile dire che anche qui esistono già le alternative ecologiche che garantiscono la stessa performance in termini di pulizia ma senza le controindicazioni degli acidi petrolchimici.
Con il tempo si sono sempre più diffusi nelle nostre i deodoranti per ambiente, che dovrebbero rilasciare piacevoli fragranze nelle stanze della nostra casa.
Certo, il profumo che possono emanare non si discute, ma a quale prezzo?
Analizzando alcuni profumatori d’ambiente con il biodizionario si può scoprire come questi prodotti contengano sostanze abbastanza aggressive nei confronti delle nostre vie respiratorie, creando anche veri e propri casi di insorgenza di allergie che prima non si manifestavano.
L’utilizzo di questi prodotti è sconsigliato anche perché vi sono alternative del tutto naturali assolutamente valide, come ad esempio gli oli essenziali.
Occhio a queste sostanze che si possono facilmente trovare nei detersivi per il bucato dichiarati con forza smacchiante.
Inserendo gli ingredienti di questi prodotti nel Biodizionario possiamo trovare la presenza di Etanolammine, sottoforma di altre sostanze più complesse quali dietanolammina, trietanolammina e monoetanolammina che possono provocare problemi a livello respiratorio, causando attacchi d’asma.
Appartenenti alla famiglia dei tensioattivi, che non sono tutti nocivi, queste si possono trovare anche nei detergenti per la pulizia dei pavimenti, quindi è sempre consigliabile controllare attentamente prima di scegliere quale prodotto utilizzare per la pulizia, sia delle superfici che del bucato.
L’INCI dei prodotti è la nostra cartina di tornasole per sapere sempre cosa stiamo utilizzando quando ci affidiamo ad un detergente, un cosmetico oppure un alimento.
Si tratta in pratica di una lista di ingredienti costruita con regole ben precise, che ci aiuta nel conoscere la composizione del prodotto che vogliamo utilizzare, e assieme all’ausilio del Biodizionario, capire se questo è pericoloso per noi e l’ambiente e in quale misura.
Ma come si legge correttamente un INCI per trarre le informazioni utili da inserire nel Biodizionario in un secondo momento?
Vediamolo brevemente con questa guida rapida!
Come detto l’INCI non è altro che la vera e propria carta d’identità di un prodotto, quindi per conoscerne le caratteristiche dobbiamo essere in grado di saper leggere questa carta d’identità.
Le regole di interpretazione sono quindi fondamentali per non travisare quanto descritto nell’INCI.
Quindi questi sono i parametri da tenere in considerazione quando si legge un etichetta INCI di un prodotto.
È comunque bene specificare che non sono considerati ingredienti le impurità che possono rimanere all’interno del prodotto durante il processo di lavorazione dello stesso, quindi la lettura dell’etichetta ci fornisce uno spettro completo al 99,9%.
Abbiamo visto quindi come leggere l’etichetta, ma questo non basta da solo per rendere sicuro l’utilizzo di un determinato prodotto.
Molti di noi non hanno infatti le conoscenze adeguate per stabilire se una sostanza è dannosa o meno e quindi tutto quello che troviamo riportato nell’INCI deve passare ad un ulteriore consulto con il Biodizionario.
Effettuando la ricerca della sostanza attraverso le pagine del Biodizionario possiamo avere un giudizio rapido sulla sua pericolosità, grazie anche al sistema intuitivo fatto da pallini/semafori di colore verde giallo e rosso che ci indica visivamente la natura della sostanza che abbiamo ricercato.
Quindi l’etichetta INCI da sola non è sufficiente ma abbinando questo strumento a quello del Biodizionario tutti saremo in grado di conoscere perfettamente come sono composti i prodotti che magari utilizziamo tutti giorni.
Il bicarbonato di sodio è un sale dalle mille possibilità d’impiego, comunemente utilizzato in moltissimi ambiti, domestici e non. Normalmente lo si trova in soluzione nelle acque sotterranee o superficiali, ma è possibile rinvenirlo anche in forma di cristalli che opportunamente trattati portano ad una polvere cristallina bianca, comunemente commercializzata.
Vediamo insieme cos’è il bicarbonato di sodio, in quali settori d’uso trova spazio e dove acquistarlo!
I primi a scoprire uno dei composti derivati dal bicarbonato di sodio furono gli Egizi. Osservavano facilmente che sulle sponde del Nilo, quando l’acqua evaporava, rimaneva un residuo biancastro e polveroso. Sperimentando con esso scoprirono che questo sale aveva enormi potenzialità essiccanti: non per caso, i corpi dei faraoni e dei dignitari passavano in un bagno di natron oltre due mesi per venire completamente asciugati prima di procedere con la mummificazione e la sepoltura.
Quando i Romani iniziarono ad intrattenere rapporti commerciali con la potenza medio-orientale cambiarono il nome del sale natron in natrium, secondo la dicitura latina. Questo passaggio culturale è evidente ancora oggi nella scelta del simbolo chimico del sodio: Na, per l’appunto.
Fino al 1700 l’uso del bicarbonato non divenne particolarmente popolare, per via dei costi di estrazione. Come per tutti i sali, infatti, l’estrazione poteva avvenire solamente per evaporazione dell’acqua. Il processo era così costoso che lo stipendio veniva chiamato anche “salario” proprio perché veniva pagato in sale, materia prima preziosissima e spesso riservata alla popolazione nobile o ricca.
Con la Prima Rivoluzione Industriale del 1700 il chimico francese Lavoisier individuò alcuni dei processi chimici all’origine della produzione naturale del bicarbonato di sodio, mirando a semplificarli e a renderli accessibili anche a livello industriale.
Non molti anni dopo fu il chimico belga Ernest Solvay ad individuare un procedimento produttivo economico e funzionante per il bicarbonato di sodio, a cui diede il proprio nome.
Fino a pochi anni prima il metodo usato era detto “di Leblanc”, ma non solo i suoi costi erano più elevati, ma durante la produzione si liberavano nell’ambiente composti tossici come il solfuro di calcio o l’acido cloridrico.
Il metodo Solvay, poi esportato in tutte le produzioni del mondo e ovviamente anche nell’omonima impresa (con sede in Italia a Rosignano Solvay, in provincia di Livorno) consiste nel far passare una soluzione di cloruro di sodio in ammoniaca e anidride carbonica. I prodotti di questa reazione sono il cloruro di ammonio e, per l’appunto, un bicarbonato di sodio di purezza pari a circa il 75%.
Se si desidera ottenere bicarbonato di sodio puro, per scopi finali differenti, è necessario invece far reagire carbonato di sodio, acqua e anidride carbonica. In questo caso, l’intera massa prodotta è al 100% bicarbonato di sodio.
Entrambi i prodotti sono d’uso comune, e assolvono a funzioni differenti a seconda del tipo di preparazione che si ricerca. Il bicarbonato di sodio è facilmente identificabile nelle etichette dei cibi, dei farmaci e dei prodotti per la pulizia come additivo “E 500”.
Le proprietà chimiche del bicarbonato di sodio vengono impiegate in numerosi settori: da quello alimentare alla farmacologia, fino ai prodotti per pulire e alla cucina. Vediamone insieme qualcuno!
Il bicarbonato di sodio reagisce alla presenza di soluzioni acide producendo effervescenza. Questo impiego è classico nella produzione di alcuni farmaci che vadano trasferiti da una bustina o da una compressa in un bicchiere d’acqua. Non per caso la maggioranza di questi prodotti è aromatizzata al limone o all’arancia: l’acidità di questi aromi innesca la reazione di effervescenza.
Considerando che il bicarbonato è una sostanza basica, che cioè limita l’effetto degli acidi, viene anche incluso in moltissime preparazioni farmaceutiche che cercano di ridurre l’acidità di stomaco e i sintomi delle indigestioni.
Fa parte anche del kit di primo soccorso nelle aziende che si occupano della manipolazione degli acidi: se qualcuno dei lavoratori si bruciasse con la sostanza acida, abbondanti quantità di bicarbonato limiterebbero l’azione dell’acido sulla pelle prevenendo danni profondissimi.
Il bicarbonato di sodio viene aggiunto alle preparazioni dolciarie come agente lievitante. Per innescare l’effervescenza è necessario che il composto sia acido: questo effetto si ottiene con gli aromi, gli ingredienti di base oppure con altri agenti come il cremor tartaro o il lievito istantaneo, in cui acido e base sono già perfettamente dosati.
La famosissima “Idrolitina”, la polvere bianca che rende frizzante l’acqua naturale e che si usava comunemente prima dell’introduzione in commercio di bevande gassate, è a base di bicarbonato e sostanze debolmente acide che innescano l’effervescenza.
Se il sugo di pomodoro o il caffè ti sembrano troppo aciduli puoi usare una punta di bicarbonato di sodio per correggerne il PH e renderli più gradevoli.
Nel settore della cura per la persona il bicarbonato di sodio trova moltissimi usi.
Per le sue proprietà sbiancanti viene ancora oggi incluso in alcune paste dentifrice, che producono un effetto leggermente abrasivo e rendono più candido il sorriso. Questo tipo di prodotti, o l’uso del bicarbonato di sodio puro come dentifricio, dovrebbe essere comunque limitato nel tempo per evitare di aggredire lo smalto e causare danni permanenti a denti e gengive.
La proprietà abrasiva del bicarbonato può essere utilizzata anche per effettuare uno scrub delicato sul viso o sul corpo. È necessario creare una pasta con bicarbonato e un olio, per esempio di mandorle, e massaggiare con vigore sulle zone più secche come ginocchia, gomiti o talloni. Ripetendo il procedimento con regolarità la pelle avrà un aspetto più uniforme e compatto, senza aree screpolate.
Per molti anni il bicarbonato di sodio fu anche usato per cosmetici dedicati alle donne afroamericane, che desideravano schiarire la propria pelle e assomigliare maggiormente alle donne caucasiche. Per fortuna, questo tipo di pratica è ormai caduta in disuso e anzi, la bellezza etnica viene sempre di più valorizzata dalle case cosmetiche con colorazioni, formulazioni e prodotti che sottolineano le peculiarità di ogni occhio, bocca o incarnato.
Il bicarbonato di sodio si può usare anche in casa per compiere numerose azioni di pulizia quotidiana. E’ possibile scegliere formulazioni in purezza oppure detergenti già pronti che contengano una percentuale di questa sostanza.
Il bicarbonato di sodio si può usare anche per:
Il bicarbonato di sodio è una sostanza facile da reperire in commercio.
Il grado di purezza è sempre esplicitato sulla confezione. Generalmente, il bicarbonato più puro viene impiegato in campo farmaceutico e sanitario, per controllare meglio le possibilità reazioni chimiche durante la produzione.
Online, in negozi specializzati o al supermercato si trova un bicarbonato addizionato con altre sostanze dall’azione conservante che lo preservano dall’umidità e dalla proliferazioni di germi, ugualmente sicuro ed efficace per tutte le operazioni di pulizia, per la casa, per la bellezza e per preparare pane e prodotti di pasticceria: basta leggere con cura l’etichetta e seguire i suggerimenti d’uso indicati sulla confezione.
Tutti adorano avere una casa pulita, igienizzata e al 100% naturale: per esaudire questo desiderio dovete assolutamente iniziare ad utilizzare il carbonato di sodio.
Si tratta di un elemento estremamente duttile, utilizzato per detergere, scrostare e igienizzare la maggior parte degli elettrodomestici e superfici e grazie alle sue proprietà e caratteristiche è riconosciuto con un prodotto green ed estremamente economico.
Per avere risultati apprezzabili consigliamo sempre di utilizzare il carbonato di sodio con una purezza superiore al 99% e di abbinarlo assieme all’acqua calda per garantire un pulito impeccabile
La proprietà che rende il carbonato di sodio un elemento così usato per la pulizia della casa è la sua alcalinità, cioè la sua proprietà estremamente corrosiva con lo sporco e più gentile verso le superfici meno delicate.
Questo potere sgrassante, permette di pulire moltissime superfici della casa, senza lasciare alcun tipo di segno e soprattutto è un ottimo elemento per eliminare i cattivi odori che si possono creare in cucina, soprattutto se si è soliti trattare alimenti come il pesce.
Essendo un elemento reperibile anche in natura, che non contiene tensioattivi, fosforo e coloranti, il carbonato di sodio non produce schiuma nel suo utilizzo.
È quindi utilissimo quando si devono pulire le stoviglie durante una scampagnata in mezzo al bosco o quando ci si trova in campeggio e si deve prestare attenzione a cosa si rischia di spargere nell’ambiente.
Grazie a tutte queste fantastiche qualità naturali e sgrassanti il carbonato di sodio è ottimo per la pulizia della cucina e dei fornelli senza lasciare alcun alone.
Come detto l’utilizzo corretto è quello con un elemento puro abbinato ad un altro agente, come ad esempio l’acqua calda con cui le qualità del carbonato vengono esaltate nell’atto della pulizia delle superfici.
Questo prodotto molto facile da preparare, utilizzare e sciacquare permetterà di ottenere risultati eccellenti su molti tipi di superfici, facendo attenzione solamente a quelle leggermente più delicate per via della forza corrosiva che a lungo andare potrebbe rovinare alcuni elementi della nostra cucina.
Per quanto riguarda le incrostazioni più ostinate, il grasso seccato e l’unto ancora fresco si consiglia di utilizzare una spugna imbevuta con acqua calda miscelata con carbonato di sodio.
Nel caso lo sporco si presenti più ostinato del previsto, si consiglia di lasciare il carbonato di sodio agire sulla superficie per qualche minuto prima di grattare e sciacquare con l’acqua calda e la spugnetta.
La maggior parte delle case moderne si caratterizzano per avere il living e la cucina presenti all’interno dello stesso ambiente.
Questa soluzione salvaspazio e molto bella da vedere però può rivelarsi scomoda per quanto riguarda gli odori.
Senza una cappa pulita e ben funzionante gli odori della cucina rischiano di diffondersi per tutta la casa e creare delle situazioni spiacevoli per gli inquilini.
Per ovviare questo problema si consiglia una volta al mese di pulire la propria cappa con una miscela fatta di carbonato di sodio, acqua calda e una spugnetta.
Per quanto riguarda la pulizia del forno e del forno a microonde si consiglia di procedere sempre con il metodo della spugnetta imbevuta di acqua calda e carbonato di sodio.
Nel caso di sporco ostinato si può usare un vecchio metodo che forse utilizzavano le vostre nonne per pulire questa tipologia di superfici.
Prendete un asciugamento totalmente imbevuto di acqua calda e carbonato di sodio, mettetelo all’interno del forno o nel forno a microonde caldi e lasciate agire per circa 30 minuti.
Dopo aver lasciato in posa lavate e sciacquate tutto con una spugnetta.
Utilizzando sempre il metodo della spugnetta imbevuta in acqua calda con il carbonato di sodio strofinate queste superfici e prestate attenzione a non bagnare eventuali cavi e fili elettrici.
Le dosi utilizzate fra l’acqua calda e il carbonato di sodio dipende sempre da quanto lo sporco e il grasso sono ostinati.
Si consiglia sempre di utilizzare 2 cucchiai di carbonato di sodio all’interno di un litro d’acqua e, se si ritiene opportuno, si potranno aumentare o diminuire le dosi in base alle necessità.
Con il tempo le dosi da utilizzare saranno molto più semplici da utilizzare una volta preso confidenza con questo metodo di pulitura della cucina.
Il forno è uno degli elettrodomestici più utilizzati in cucina, ma spesso viene trascurato quando si tratta di pulizia e in pochi sanno veramente come pulire il forno incrostato come i professionisti. Una corretta pulizia del forno non solo migliora l’igiene della cucina, ma può anche prolungare la durata dell’elettrodomestico. In questo articolo, vi mostreremo come pulire il forno in modo efficiente e semplice.
Prima di iniziare a pulire il forno, assicurati di avere i seguenti strumenti e prodotti a portata di mano:
Assicurati di seguire le istruzioni per l’uso del detergente per forni e di indossare guanti protettivi per evitare di irritare le mani.
Vuoi scoprire come lo abbiamo pulito così in una sola passata?
Eccoci al punto più importante: cosa fare esattamente per pulire il forno dalle incrostazioni. Prendiamo per esempio il caso peggiore, cioè quello di un forno molto sporco e unto.
Puoi trattare inizialmente con il vapore per ammorbidire lo sporco. Puoi usare un apparecchio a vapore, oppure riempire un contenitore d’acqua bollente e lasciarlo nel forno caldo e acceso per circa mezz’ora. Scegli ovviamente contenitori in materiale sicuro: metallo o vetro per il forno tradizionale, plastica specifica o vetro per il forno a microonde. Dopo mezz’ora spegni il forno, non aprirlo e fallo raffreddare per un’ora.
Usa uno strumento abrasivo come una spugna o una paglietta di ottone. Attenzione al rivestimento interno: se è vero che il vetro è la parte meno delicata e non corri grossi rischi di graffiarlo, il rivestimento smaltato può danneggiarsi se gli strumenti abrasivi vengono usati con troppo vigore.
Usa un panno o una spugna asciutta per togliere i residui più grossolani. Poi, usane uno bagnato per eliminare anche le tracce più piccole e per risciacquare attentamente. Infine asciuga le componenti e il forno e rimonta le griglie e le teglie.
Se invece il tuo forno è molto sporco di cibo, segui questi ulteriori passaggi per rimuovere lo sporco:
Se lo sporco è particolarmente ostinato, potrebbe essere necessario ripetere il processo di pulizia più volte.
Se il tuo forno ha una funzione di autocleaning, segui questi passaggi per autoclean il tuo forno:
Il forno trascurato incontra una lunga serie di problematiche, alcune facilmente risolvibili e alcune più serie. Vediamo le principali:
Se usi spesso il forno ti consigliamo di pulirlo a fondo non meno di una volta al mese.
Se lo usi sporadicamente e prevalentemente per riscaldare le pietanze piuttosto che per cuocerne di grasse, può andare bene una pulizia accurata ogni tre mesi.
Rimandare troppo la pulizia rischia di far accumulare la sporcizia in strati, decisamente più difficili da rimuovere e che richiederanno più fatica, più tempo e detergenti più aggressivi.
I detergenti naturali sono ovviamente i nostri preferiti. Qui trovi il miglior detersivo per la pulizia del forno incrostato.
Succo di limone e aceto, con la loro acidità, sciolgono efficacemente la sporcizia e il grasso, sebbene con un tempo di posa piuttosto lungo. Hanno anche il vantaggio di essere molto economici, facilmente reperibili e di non creare contaminazione chimica sul cibo.
Di contro, però, una sporcizia davvero molto ostinata e incrostata, per esempio per una trascuratezza nella pulizia periodica, potrebbe aver bisogno di un detergente specifico.
La capacità pulente dei detergenti è assicurata dalla quota di tensioattivi presenti (le sostanze che permettono ai saponi di schiumare).
Il tempo di posa è decisamente più breve: possono bastare tra i 5 ei 30 minuti, a seconda del livello di incrostazione dello sporco.
Hanno quindi un’azione più veloce ma portano con se alcune contro indicazioni innegabili: il tempo risparmiato va infatti utilizzato in seguito per eseguire un risciacquo attento delle superfici, in quanto i residui potrebbero vaporizzarsi nel forno nei successivi utilizzi andando ad alterare il sapore delle pietanze, oltre che ad essere comunque particelle pericolose per l’organismo umano.
Un forno incrostato di sporcizia può venire pulito efficacemente con un impasto naturale, facilissimo da creare. Ti servirà solo una base acida (succo di limone o aceto) e di bicarbonato. Crea un impasto omogeneo e liscio e lascialo agire sulla superficie del forno per almeno 5-6 ore prima di risciacquare.
Ma per sapere esattamente come pulire un forno da macchie ed incrostazioni continua a leggere!
Pulire il forno non deve essere una sfida. Con i giusti strumenti e prodotti per la pulizia e seguendo le istruzioni del produttore, puoi rimuovere lo sporco e gli odori dal tuo forno in pochi semplici passaggi. Assicurati di pulire regolarmente il tuo forno per prolungarne la durata e migliorare l’igiene nella tua cucina.
Cosa succede se non sai come pulire il forno? Potresti avere un build-up di sporco e grasso che potrebbero influire sulla qualità dei tuoi piatti e persino causare danni alla tua attrezzatura. Inoltre, potrebbe esserci un odore sgradevole e potrebbe essere necessario sostituire il forno prima del previsto.
Che aspetti? Inizia a pulire il tuo forno oggi per una cucina più efficiente e igienica.
1 strano metodo per rimuovere più sporco dal tuo forno mentre ti prendi cura della tua famiglia tenendo pulita l’aria che respiri in casa ed evitando detersivi che ti rovinano le mani.
In questo articolo scoprirai come pulire i vetri del forno con rimedi naturali e senza rischi per la tua salute.
I vetri del forno sono la parte dell’elettrodomestico che si sporcherà più facilmente e che sarà più visibile, per via della sua trasparenza.
Ecco tutti i nostri consigli per pulirlo efficacemente, per avere sempre a disposizione un forno igienico e sicuro!
Il vetro del forno andrebbe pulito non meno di una volta al mese, se lo usi spesso; una volta ogni tre andrà bene invece se lo usi poco o se di solito non prepari alimenti che tendano a creare schizzi e macchie.
La sporcizia tende ad accumularsi sul vetro creando aloni giallastri, sgradevoli alla vista, che ostruiscono la visuale sugli alimenti in cottura e decisamente poco igienici. Aspettare più tempo di quello che suggeriamo per la pulizia del vetro del forno rischia di far incrostare la sporcizia, rendendo più faticosa e difficile la sua eliminazione.
Per eliminare le tracce di unto e sporcizia dal forno puoi scegliere tra trattamenti chimici, trattamenti naturali e prodotti chimici o naturali. Vediamo subito le varie opzioni a disposizione.
Il vapore permette di ammorbidire le incrostazioni e di rendere più facile la loro eliminazione. Puoi ottenere lo stesso effetto sia con un elettrodomestico specifico, che emette vapore ad alta temperatura, sia con un contenitore pieno d’acqua bollente lasciato per mezz’ora nel forno ben caldo.
Se devi pulire il vetro di un forno a microonde assicurati di non usare contenitori in metallo; se l’oggetto della pulizia è un forno tradizionale usa pentole in metallo senza parti in plastica o gomma o contenitori in vetro o alluminio.
Uno strumento abrasivo può permetterti di dare una prima passata per eliminare le macchie più grossolane prima di usare il detergente. Puoi strofinare il vetro del forno con:
Il vetro è la parte meno delicata del forno: se per il rivestimento è meglio evitare gli strumenti più abrasivi, questa accortezza può allentarsi leggermente per la pulizia del vetro.
Ti consigliamo in ogni caso di evitare accuratamente lamette e altri strumenti affilati, che potrebbero graffiare irrimediabilmente il vetro del forno.
I detergenti chimici più utilizzati sono quelli a basi di ampie quantità di tensioattivi. Sono molto facili da usare perché di solito non richiedono né diluizione né lunghi tempi di posa.
Basta spruzzarli sul vetro, lasciato aperto perché non colino all’interno del forno, e lasciarli agire per qualche minuto (tra 5 e 30 a seconda del livello di sporcizia accumulata). Poi puoi utilizzare una spugna, una paglietta o un panno asciutto per strofinare ed eliminare le macchie incrostate.
Puoi ripetere il trattamento se le macchie fossero particolarmente ostinate.
Dopo la pulizia non dimenticare di risciacquare attentamente il vetro del forno con una spugna pulita e acqua calda.
Poi asciuga attentamente la superficie, per evitare che residui di detergente finiscano all’interno del forno e contaminino il cibo.
I detergenti naturali possono ottenere effetti simili, sebbene spesso serva più tempo per agire. Puoi usare una base acida (succo di limone o aceto) mescolata con bicarbonato, fino a creare una pasta della consistenza dello yogurt.
Applicata l’impasto sul vetro con una spazzola, un pennello pulito o una spugna asciutta e lascialo agire per non meno di 5-6 ore.
Successivamente procedi a strofinare e risciacquare come per i detergenti classici. Sebbene il rischio di contaminazione sia minore, perché aceto, limone e bicarbonato sono prodotti commestibili, è sempre meglio accertarsi di aver ben risciacquato e asciugato la superficie prima di chiudere il forno ed utilizzarlo per cucinare.
I moderni ferri da stiro sono costruiti con tecniche e materiali che permettono allo strumento di rimanere inalterato per migliaia di utilizzi e molti anni di attività. Se una grossa parte del lavoro viene fatta dai produttori, però, dobbiamo occuparci regolarmente della manutenzione e della pulizia del ferro da stiro.
Ecco quali sono i più frequenti guasti dei ferri da stiro e quali sono le cause!
La piastra del ferro si graffia quando non facciamo attenzione ad aggirare le componenti metalliche e rigide degli abiti (zip, bottoni in metallo, cursori, gancetti, eccetera).
Una piastra graffiata non comporta grandi problemi per l’utilizzo: forse in corrispondenza del segno la stiratura potrebbe essere leggermente meno precisa, ma ripassando il ferro sulla stessa area il problema sarà risolto.
Questo danno è prevalentemente di natura estetica; purtroppo non esistono soluzioni fai-da-te, ma solo la sostituzione tramite un CAT o il produttore.
Attenzione però: graffi più profondi potrebbero avere delle pareti leggermente affilate o comunque dare vita ad una superficie irregolare che nei casi più gravi può comportare anche lo strappo di alcuni tessuti, soprattutto di quelli più delicati.
In generale quindi una piastra graffiata è un problema da risolvere.
La piastra del ferro è ovviamente esposta al contatto con i tessuti, con la polvere e con i residui di vapore prodotti dal ferro.
Se questa sporcizia non viene eliminata rapidamente si ossida e può trasferirsi dalla piastra ai tessuti, lasciando brutte macchie.
Ecco cosa è possibile fare per pulirla:
La causa più frequente di questo malfunzionamento è il calcare, che si accumula in tutte le componenti esposte al contatto con l’acqua.
Per prima cosa pulisci la piastra e i singoli fori con un cotton fioc. Non temere di strofinare con troppa energia: l’acciaio non è facile da scalfire.
Per precauzione utilizza un panno morbido e, ovviamente, disconnetti il ferro dalla presa di corrente e attendi si sia raffreddato.
Se questo non dovesse essere sufficiente è probabile che il calcare si sia accumulato nel serbatoio o nella caldaia. Ecco cosa puoi fare:
Se usi acqua distillata o demineralizzata per il ferro, questo lavaggio approfondito sarà necessario solamente una volta ogni 5-6 mesi.
Abbiamo visto come il funzionamento sia strettamente legato al calore e al vapore generato.
Può succedere che nonostante manutenzione e pulizia il ferro possa non arrivare alla giusta temperatura e che quindi la caldaia non scaldi abbastanza per trasformare l’acqua in vapore utile a stirare i capi.
In questo caso le componenti interessate potrebbero essere:
A meno che tu non abbia scelto un modello di ferro da stiro a secco, che non richiede acqua per funzionare, avrai bisogno di scegliere il giusto prodotto per il tuo bucato.
La combinazione di ferro e acqua è infatti fondamentale: un perfetto risultato sul bucato dipenderà in parte anche da questa scelta.
Mettiamo a confronto le diverse possibilità!
L’acqua di rubinetto è in assoluto la peggiore per i ferri da stiro.
Generalmente contiene molto calcare, una sostanza solida in essa disciolta, costituita da minerali (prevalentemente carbonato di calcio).
Il suo accumularsi nei sistemi del ferro da stiro e degli altri elettrodomestici causa frequenti malfunzionamenti e senza una pulizia rigorosa rischia di danneggiare lo strumento in pochissimi utilizzi.
Esistono molte possibilità per la pulizia di un ferro a vapore incrostato dal calcare, ma la scelta dell’acqua di rubinetto dovrebbe essere in partenza evitata, se non in sporadici casi di emergenza.
Anche l’acqua imbottigliata non è una buona scelta.
Per la salute degli esseri umani i minerali contenuti nell’acqua sono fondamentali: ci fanno rimanere idratati e il loro corretto bilancio assicura il benessere e il funzionamento di tutti gli organi.
Per il ferro da stiro è invece troppo ricca di questi minerali: il suo utilizzo potrebbe far accumulare residui nel serbatoio o nella caldaia, difficili da pulire e che rischiano di danneggiare la resistenza, le condutture e la piastra.
Forse in casa hai installato, al rubinetto, un addolcitore, cioè un filtro che trattiene parte del calcare.
Certamente questa soluzione è leggermente migliore dell’acqua di rubinetto semplice o di quella imbottigliata, ma ancora non è sufficiente.
Se devi o vuoi usarla, fai in modo che sia un utilizzo sporadico oppure mescolala con acqua distillata (50/50 è una proporzione perfetta).
L’acqua distillata -o demineralizzata- è in assoluto la più consigliata per il ferro da stiro.
Prima della vendita subisce particolari lavorazioni e filtraggi che eliminano quasi il 100% dei minerali. In questo modo non si depositeranno nel ferro da stiro.
Attenzione però: questo tipo di acqua è pensata specificatamente per utilizzi di questo tipo e non per l’utilizzo umano.
Pertanto non è consigliabile bere questo tipo di acqua che non apporterebbe la giusta quantità di sali minerali necessari alla salute del corpo sia di esseri umani che di animali.
In casa si possono trovare delle alternative valide all’acquisto di acqua distillata.
Condizionatori e deumidificatori ad esempio producono condensa, in quantità maggiori o minori a seconda della temperatura esterna all’ambiente e al tasso di umidità presente.
Il sistema del condizionatore replica, per certi aspetti, quello dei sistemi industriali per la produzione di acqua distillata. La condensa che esce dall’apparecchio può essere raccolta e utilizzata per il ferro da stiro.
Certamente non si tratterà di acqua distillata con la stessa percentuale di purezza di quella acquistata, ma per un uso di emergenza è indubbiamente una soluzione perfetta.
Nemmeno quest’acqua è adatta al consumo umano o degli animali: non berla.
Diverso il discorso per l’acqua piovana che non è consigliabile per l’utilizzo in un ferro da stiro. le particelle in essa contenute potrebbero danneggiare i sistemi di funzionamento del ferro.
È possibile comunque eseguire una distillazione dell’acqua in modalità fai da te con gli strumenti che si hanno normalmente a casa: per fare questo è necessario però ottenere un piccolo sistema di condensazione eseguibile con una pentola capiente riempita per tra quarti d’acqua, al cui interno posizionare una ciotola.
Ponendo il coperchio alla pentola grande con adagiato del ghiaccio sopra, il riscaldamento interno e il conseguente vapore sprigionato a contatto con la parete fredda del coperchio produrrà della condensa che verrà raccolta dalla ciotola.
È comunque un sistema abbastanza laborioso e che può comportare dei rischi per via delle elevate temperature che raggiunge all’interno della pentola principale.